Your attention please by Nicolas Merli;

Your attention please by Nicolas Merli;

autore:Nicolas Merli; [Merli;, Nicolas]
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2022-07-05T22:00:00+00:00


I stayed in too long

But she was the perfect fit

And we dragged it out so long this time

Started to make each other sick

Un ritmo sfalsato R&B e una feroce chitarra squillante aprono il sipario su uno spettacolo di violenta spavalderia e disprezzo. Dulli è furente, ribolle, ha la schiuma alla bocca. Il senso di colpa c’è, ma per ora è ben nascosto nei meandri della mente del suo personaggio. Qui c’è spazio solo per depravazione e sesso malato, percepito come un’infezione. Il duello di chitarre tra lui e McCollum crea un sound massiccio, pur senza l’utilizzo di distorsioni estreme. Il sarcastico ritornello è un uragano di disgusto e supponenza e la definizione stessa di “gentlemen” viene completamente sovvertita, con bruciante ironia: la gentilezza, la cortesia e l’onore sono lontani anni luce, morti e sepolti, e lasciano spazio a volgarità e a depravate manie.

Il protagonista del brano crede di essere in pieno controllo, trasuda arroganza, convinto com’è di avere una disponibilità infinita di donne, si sente un Dio, un Priapo con la chitarra elettrica al collo. È la fase testosteronica che anticipa tutte le crisi: la disforia post coitale sta per arrivare, ma lui continua imperterrito a fregarsene. Dal vivo, quando canta: “But now I’ve got time for you, for you, you, you and me too” indica le ragazze tra la folla, come se stesse scegliendo le migliori tra le tante lì in vetrina per lui.

L’indecisione è sua nemica perché fa scattare la riflessione e instilla dubbi, e questo potrebbe portarlo a riconsiderare tutto quello in cui è convinto di credere. Il personaggio di Dulli è ormai lontano e disconnesso anche e soprattutto da se stesso.

In questo tripudio, anche il sound è finalmente la sintesi perfetta della miscela di alternative rock, funk e soul che gli Afghani ricercano ormai da anni: il basso e la batteria tratteggiano linee seducenti e quasi ballabili nella strofa, la voce e la chitarra dilaniano il tutto in un incalzante danza geometrica e spasmodica.

Anche la successiva Be Sweet è programmatica in questo senso, mentre continua il racconto-autoritratto del giovane dandy di Cincinnati, sempre retto dal delicato equilibrio di tormento ed esaltazione, disperazione ed eccitazione. Con il suo incedere cadenzato il brano, a dispetto del titolo, è tutt’altro che dolce. Si regge su uno sghembo riff blues caratterizzato da una chitarra pizzicata e da un beat a tratti quasi jazz, che lascia poi pieno spazio all’ennesima messa in scena di Dulli che, come nel brano precedente, fa bella mostra delle proprie meschinità davanti al suo pubblico, infilando nell’incipit due dei versi più ripugnanti della storia del rock, nonostante il timbro del cantato sia ironicamente quello di un elegante e raffinato crooner. Il protagonista inizia a mostrarsi consapevole delle sue colpe e dei suoi limiti, ma si gira dall’altra parte e finge indifferenza: la sua intenzione è smettere di pensare e attenersi ai peggiori impulsi sessuali. Nel ritornello la misura è ormai colma, non c’è più spazio per nessuna briglia, nulla riesce più ad arginare McCollum che con



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